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storia

Il Circolo degli Artisti, ente culturale tra i più antichi d’Italia, fondato a Torino nel 1847 è riconosciuto come Ente Morale da Decreti Reali succedutisi dal 1857 sino a quello più recente della Giunta Regionale del Piemonte in data 3.5.1999 (DGR N.21 – 27209, ART. 14 DPR 616/77).

Durante una sera del marzo 1847, un gruppo di amici, letterati ed artisti, ritrovatisi nella casa del Conte Luigi Rocca, decise di fondare le basi per istituire quello che sarebbe poi divenuto il Circolo degli Artisti di Torino, una società con scopo “il radunarsi, per confrontare le proprie idee e contribuire all’incremento delle lettere e delle belle arti”.

Varie furono le sedi del Circolo, ma tra queste rimase celebre, grazie ad una famosa illustrazione di Teja, quella sita in via Po all’altezza del Caffè Venezia, poiché durante il carnevale del 1858 grazie ad una geniale trovata degli artisti, trovò posto sulla grande terrazza una gigantesca bambola affacciata sul corteo, sotto le cui vesti i soci potevano ammirare il corso mascherato, lanciando sui passanti fiori, coriandoli e piccole arance (talvolta anche ghiacciate), pescando con canne da pesca i cappelli dei gentiluomini.

Il numero dei soci raggiunse ben presto quota 779 e quindi ci si dovette orientare verso locali ben più ampi. Il club trovò la sua sede definitiva nel 1858, dopo una lunga trattativa con Casa de Sonnaz, stabilendosi nel seicentesco Palazzo Graneri della Roccia, al numero 9 di via Bogino. Gli eleganti saloni e le attigue pertinenze divennero da allora la casa di artisti e mecenati tra i più illustri. Tale collocazione fu patrocinata dal conte Camillo Benso di Cavour, autorevole socio del Circolo, il quale volle che la sede del Circolo degli Artisti fosse vicina a Palazzo Carignano, dove aveva sede il Parlamento Subalpino.

Tra i soci si ricordano oltre alla figura del Conte di Cavour, Umberto di Savoia, Amedeo d’Aosta, Don Luigi di Braganza Re del Portogallo, Urbano Rattazzi, Massimo d’Azeglio, Edoardo e Davide Calandra, Giovanni Verga, Edoardo Rubino, Lorenzo Delleani, Giacomo Grosso, Felice Vellan Agostino Depretis, Vittorio Bersezio, Rodolfo Morgari, Francesco Gonin, Casimiro Teja, Vincenzo Vela, Carlo Pittara, Odoardo Tabacchi, Cesare Maggi, Matteo Olivero, Stefano Tempia, Gualfrado Bercanovich, Federico Collino, Francesco Tamagno, Alfredo Casella, Nino Costa, Armando Testa, Vittorio Valletta, Pinin Farina ed una lunga lista di nomi tra i più illustri.

Famoso per l’intensa attività culturale e la effervescente vita mondana che animava le serate danzanti, il Circolo aveva un seguito piuttosto nutrito nelle cronache mondane grazie anche alla frequente partecipazione ai suoi eventi da parte dei membri della Famiglia Reale e di ospiti veramente eccezionali come Rodin, Verga, Marinetti o Walt Disney per citarne solo alcuni. Queste cronache possono ancora essere rintracciate e lette nella immane raccolta di riviste d’epoca che il Circolo custodisce nelle sale della biblioteca storica, ricca di oltre undicimila volumi.

Nel 1863 all’interno del Circolo si formò la “Sezione per la Promozione delle Arti Pittoriche” e da quella data sino ad oggi, si tennero regolarmente le mostre sociali annuali. Antonio Fontanesi espose solo “per invito” alle mostre sociali del 1879 e del 1881, dopo il ritorno dal Giappone, ma i suoi allievi prediletti sono tutti presenti nella “quadreria storica” del Circolo: Carlo Pollonera, Vittorio Bussolino e Marco Calderini, che fu anche il più informato ed autorevole dei suoi biografi.

Nel 1887 si costituì la “Sezione di Architettura”, per scissione degli architetti dal Politecnico degli ingegneri, dando vita ad un movimento che portò poi alla creazione della Facoltà di Architettura. Questa sezione organizzò a Torino nel 1890 la prima “Mostra Internazionale di Architettura”, proprio presso il Circolo degli Artisti. Dall’attività della sezione di architettura nacque, per iniziativa del grande scultore e presidente Leonardo Bistolfi, il progetto della Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa, progetto poi attuato a Torino nel 1902.

Nel 1896 venne rilevato dall’Accademia Filarmonica il Circolo Canottieri Eridano, che permise di affiancare all’attività culturale quella sportiva. Celebri furono le feste a tema organizzate presso lo chalet Eridano, dalla festa giapponese a quella tripolina sino al pranzo annuale organizzato su di una zattera per più di cento commensali.

All’avanguardia su molti campi, il Circolo degli Artisti si distinse sempre per le sue manifestazioni: dai concerti, uno tra tanti quello con il giovane Arturo Toscanini, alle mostre, come quella dell’Arte Nuova nel 1959 sotto la presidenza del Cav. Pininfarina che portò in Italia maestri dell’arte giapponese, sino alle invenzioni scenografiche. Tra le più famose, si ricorda il “Bogorama” ideato durante il carnevale del 1870 da Desiderato Chiaves, Gran Maestro dell’ordine dei Cavalieri del Gran Bogo, per festeggiare l’inaugurazione del canale di Suez i cui lavori erano stati completati alla fine del 1869. Sulla facciata della costruzione era raffigurata un’enorme testa di sfinge. Attraverso la sua bocca spalancata, gli spettatori accedevano alla sala dove venivano proiettate le vedute di un immaginario viaggio da Bardonecchia all’Egitto, commentate da uno degli artisti, seguito da accompagnamento musicale. Da menzionare anche la “Lanterna Magica”, padiglione eretto in piazza Castello per il carnevale del 1880, dove al suo intermo si potevano ammirare immagini dipinte su vetro e retro illuminate, proprio come quelle oggi in mostra al Museo Nazionale del Cinema di Torino.

I Cavalieri del Gran Bogo costituiscono un tassello importante della storia del Circolo degli Artisti e del Circolo Eridano. Il Bogo comparse per la prima volta nelle sale di Palazzo Graneri durante la rappresentazione del Robinson Crosuè nel novembre 1860, per opera del pittore Pittara che aveva costruito un buffo fantoccio di budella gonfiabile, con un’enorme testone, acquistato a Parigi. Nel terzo atto della commedia i selvaggi invocavano il loro dio con una cantilena monotona, riproduzione di un ritmo che il pittore Cerutti aveva imparato in montagna, sopra Fobello, mentre da un colle chiamato “Bogo” scendeva per Macugnaga. Il fantoccio – idolo compariva sulla scena fra gli applausi del pubblico.

Il gioco era fatto: il Bogo fu proclamato Nume tutelare del Circolo degli Artisti. Nel 1871 la Società del Bogo si trasformò in Ordine Cavalleresco con relativi cavalieri e Gran Mastro, esercitando per lungo tempo una particolare missione d’allegria e di solidarietà fra gli artisti nonché di beneficenza in tante opere cittadine, inserendosi in maniera determinante negli sfrenati carnevali torinesi di quel tempo. L’investitura a Cavaliere del Bogo era tenuta in massimo onore e ricercatissima: basti dire che nel 1871 figuravano fra i cavalieri re Umberto, Alfredo Catalani, Quintino Sella, Giuseppe Giacosa, Lorenzo Delleani. Il «Bogo» è semplicemente un mito. Un mito che ha costituito non poco geloso orgoglio degli artisti, i quali, quando non lo ritenevano sufficientemente penetrato nella sua essenza, non si preoccupavano troppo di spiegarlo, quasi con un senso di bonaria, compassionevole, indulgenza per coloro che a loro giudizio non ne erano all’altezza.

Ancora oggi il Circolo degli Artisti difende la sua storia e si dedica alla promozione dell’arte e della cultura, per 160 anni, (sino al 2018) con sede a Palazzo Graneri della Roccia, mentre dall’estate 2018 ha trasferito la sua sede in una elegante palazzina ottocentesca inserita all’interno dei Giardini Reali, in corso San Maurizio 6, angolo via Rossini dove oltre alle sale espositive e conviviali, custodisce i suoi archivi;, nonché presso lo chalet del Circolo Eridano dove agli appuntamenti culturali affianca le attività sportive, tennis, canoa e canottaggio.